Il fascismo è morto e se sentite ancora l’esigenza di festeggiare il 25 aprile, di cantare “Bella Ciao” o di tenere alta la guardia verso alcuni “sparuti” gruppetti di destra è perché siete ancorati al passato. Combattete contro un nemico che non esiste più.
Se avessimo avuto un euro per tutte le volte che noi italiani, costituzionalmente antifascisti, ce lo siamo sentiti dire forse non saremmo ricchi, ma sul groppone avremmo senz’altro qualche rata del mutuo di casa in meno.
Ieri, durante un manifestazione contro l’obbligo di green pass, alcuni sparuti rappresentanti (vogliamo ancora metterla così?) di una destra per niente nostalgica (suvvia, non viviamo nel passato) hanno assaltato, invaso e devastato la sede romana di un sindacato, la CGIL. Ora, è assodato che alla manifestazione hanno partecipato soprattutto persone pacifiche (mantenendo il distanziamento? Indossando la mascherina? No, ma guai a criticarli, altrimenti parlano di dittatura e non se ne viene più fuori).
Posto ciò, è permesso parlare di quel manipolo di delinquenti che ha caricato le forze dell’ordine e seminato distruzione senza essere accusati di fare di tutta l’erba un fascio? Perché qui, il fascio in questione, si sta allargando sempre di più; sebbene lo scontro fisico non abbia coinvolto l’intero corteo, sta crescendo il numero di casi di cronaca in cui si evince un comportamento scorretto nei confronti delle istituzioni e dei cittadini da parte di formazioni neofasciste: solo ieri 38 agenti feriti, una struttura sindacale devastata.

Da mesi Forza Nuova, movimento politico di estrema destra, si muove (o almeno ci prova) alla testa di un movimento contro l’imposizione del green pass, cavalcando in tutto e per tutto il malcontento che ne deriva. Ieri a Roma tirava un’aria da ventennio fascista e, a seguito dell’attacco in stile squadrista nei confronti della sede della CGIL, sono stati trattati in arresto anche Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, e il leader romano del movimento Giuliano Castellino, refrattario all’utilizzo del green pass fintantoché non gli è servito per entrare allo stadio. Lo stesso Castellino che dallo scorso gennaio (e per la terza volta in 10 anni) si trova sottoposto a regime di sorveglianza speciale perché, come si legge nell’ordinanza in merito, è ritenuto organizzatore di “forme di protesta destinate a sfociare in scontri con le Forze dell’Ordine (…) deliberatamente tese a elevare il livello di conflittualità sociale con modalità che includono il programmato scontro fisico con gli appartenenti alle Forze dell’ordine e quindi il con volto travisato, con l’utilizzo di ordigni esplodenti, anche di tipo rudimentale, con danneggiamento o occupazioni di edifici.”.
Giusto per non essere troppo nostalgici, tra gli arrestati spicca anche un ex esponente dei Nar, movimento armato di estrema destra attivo in italia negli anni 70.

Per completezza di orrore, nella notte 30 manifestanti hanno sfondato l’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale Umberto I di Roma, presso il quale di trovava ricoverato uno dei partecipanti al corteo pomeridiano. Bilancio: altri due agenti feriti, più due sanitari (un’infermiera è stata colpita con una bottiglia in testa).
Ora, se fossimo davvero in dittatura, una manifestazione come quella di ieri non si sarebbe svolta. Stiamo lentamente uscendo da una crisi sanitaria senza precedenti e non saranno certo quelle 10.000 persone assembrate in strada a far pendere l’ago della bilancia dei contagi a favore di una celere risoluzione. Eppure in piazza ci stavano, a gridare alla dittatura sanitaria. Quando ne verremo fuori, non sarà certo grazie a loro.
Ciò che è inaccettabile, però, è che in piazza a manifestare ci siano state anche quelle persone che una dittatura vera, quella fascista, la rimpiangono senza un filo di sacrosanta vergogna; durante una dittatura repressiva, in piazza a manifestare non ci sarebbero potuti andare.
E chi se ne frega se erano solo una parte minoritaria del corteo: queste parti minoritarie distruggono presidi sanitari, strutture di sindacato, attaccano agenti di polizia e, con loro, le istituzioni che in quel momento rappresentano per spirito di servizio. Si fa presto a fare i fascisti in piazza, tutelati dalle leggi democratiche per cui altri hanno combattuto. La verità è che certi soggetti rimpiangono il fascismo perché non l’hanno vissuto anche perché, durante il ventennio che tanto idealizzano, in piazza non sarebbero durati neanche venti minuti.
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