-Eliminata in casa dalla Cremonese ultima in classifica, la squadra di Mourinho cancella in novanta minuti, nel peggiore dei modi, quanto di buono fatto in questo inizio 2023-
Uno psicodramma. La Roma massacra se stessa, di nuovo. Scrivendo l’ennesima pagina infame della sua storia recente in Coppa Italia. Facendosi eliminare da una Cremonese volitiva e dignitosa, seppur evidentemente inadeguata al palcoscenico della Serie A.
Eppure gli ingredienti per regalare finalmente ai propri tifosi una gioia che nella coppa nazionale manca ormai da quindici anni, c’erano tutti. Il tabellone facilitato dalle uscite premature di Milan e Napoli, la certezza di dover affrontare, in un’ipotetica finale da giocare all’Olimpico, davanti ai propri tifosi -facendo il minimo sindacale- solo una tra Lazio, Juve ed Inter, impegnate tutte sul lato opposto del suddetto tabellone, la forza dei numeri che ci raccontavano quanto fosse possibile, prima o poi, che ruota del destino potesse finalmente girare.
E invece no. Non ancora. Non quest’anno.
Presunzione. Sciatteria. Menefreghismo. E quella tendenza a mantenersi al sicuro nella confort zone della mediocrità di alcuni calciatori -Pellegrini, Mancini e Cristante su tutti- hanno prodotto l’ennesima infamia calcistica consumata sulla palle e sullo stomaco dei sessantacinquemila tifosi presenti ieri sera allo stadio, nonostante il freddo ed una partita non proprio di cartello.
La Roma esce quindi dalla Coppa Italia ridimensionata nelle ambizioni e con molti interrogativi da dover sciogliere al più presto. Su tutti la possibilità di trovare una sistemazione a cinquemila chilometri da Trigoria a gente che ha dimostrato di non essere in grado di svolgere la professione di calciatore ad alti livelli, nonostante un ingaggio da top. Oltre ai tre sopracitati -basta sconti pure a Pellegrini, non si campa a babbo morto per essere nati a Cinecittà- una riflessione sulla possibilità di regalare alla piazza la speranza di non dover più subire l’indecoroso spettacolo di vedere la maglia della Roma indossata da gente come Celik, Kumbulla e Spinazzola, la società dovrebbe iniziare a farla.
La rendita di Tirana è finita. Da ieri sera vale pure per Mourinho.
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