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Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie.

“Come mai voi bianchi avete tutto questo cargo e lo portate qui in Nuova Guinea, mentre noi neri ne abbiamo così poco?”

Nel 1972, in una spiaggia della Nuova Guinea, un giovane uomo politico di nome Yali pone questa domanda a Diamond che si trova lì in qualità di ornitologo. A questa domanda semplice, non corrisponde una risposta altrettanto semplice. Essa è lo spunto per una profonda riflessione che porta lo scienziato ad indagare sull’evoluzione storica dei popoli nelle varie parti del mondo e sull’origine delle loro diversità. 

Perché sono stati gli europei a conquistare l’attuale continente americano e non sono stati i nativi dell’America, cioè i popoli inca e maya, a conquistare l’Europa? Perché l’agricoltura si è sviluppata prima in alcune parti della terra, come nella Mezzaluna Fertile e non in altri luoghi? Perché alcune popolazioni non l’hanno mai scoperta? A queste domande, egli cerca di rispondere analizzando in modo chiaro, semplice e razionale, le tappe fondamentali della storia dell’uomo: dall’evoluzione dei primi uomini, dai primi cacciatori-raccoglitori, alla nascita dell’agricoltura e della domesticazione del bestiame, della scrittura, della tecnologia ed infine della formazione degli Stati. 

Attingendo alla storia, antropologia, archeologia, biologia evolutiva, biogeografia, linguistica e in molte altre discipline, egli è consapevole della mancanza di una teoria convincente, completa e di largo consenso sulle differenze evolutive tra i popoli, ma giunge alla conclusione che, una causa fondamentale di tali differenze, sulla quale egli basa le sue argomentazioni, è una in particolare: le differenze ambientali.

In conclusione, questo libro può essere considerato un eccellente strumento didattico per un approccio razionale e multidisciplinare quale deve essere lo studio della storia e dei suoi eventi, fondamentalmente per due motivi: il primo, per la comprensione del presente ed il secondo, per non ripetere gli errori commessi in passato dettati da sentimenti propriamente negativi e irrazionali, quali odio, violenza e sopraffazione, per lasciare il posto ad una visione profondamente più ampia dell’uomo e della sua evoluzione, come accettazione intrinseca di sé, dei propri limiti e delle diversità altrui.

Monica Cinicia

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