Avete mai visto il capolavoro di Bernardo Bertolucci “Novecento”?
In un passaggio della trama viene mostrata una Casa del Popolo prima assalita e poi data alle fiamme, con dentro quattro vecchi contadini, “sfruttati in vita dai padroni, ammazzati dai fascisti”.
Un film, un romanzo impresso sopra una pellicola. Ed una storia vera.
Possibile?
Possibile.
Come se Odessa fosse italiana. E l’inizio del secolo scorso fosse l’inizio di questo secolo.
Era il 2 maggio. Oggi. Otto anni fa. Odessa 2014.
Gia, nel cuore dell’Europa continentale, quel brano di film ha preso vita, morte, corpo.
La bestialità dei neonazisti ucraini è tutta lì. Sintetizzata seppur non esaustiva nella sua volgare infamia.
Kharkiv, Mariupol, Zaporozhie, Donetsk e Lugansk non sono Kiev. Non oggi, non otto anni fa. Non il secolo scorso. In queste città non c’è nessuna piazza Maidan. In queste città l’Occidente non libera, invade. Con l’ausilio dei “bambini di Bandera” che sventolano bandiere con rune e svastiche rotanti.
E dopo l’Euromaidan, da Kiev si mosse il Mostro. E non era un film.
Era Odessa, otto anni fa.
Il Mostro: neonazisti che fanno i neonazisti. In numero preponderante, armati fino ai denti (da chi? …esatto!) al punto da costringere i resistenti a rifugiarsi nella Casa dei Sindacati. Lì cominciò la più barbara mattanza su territorio europeo dal dopoguerra ad oggi: gli “svastici” invasero l’edificio, linciando e massacrando chiunque. Bruciarono vivi, strangolarono, spararono, smembrarono chiunque trovarono sul loro cammino: operai, pensionati, impiegati, uomini e donne, ragazze e ragazzi.
Si parlò -poco, visto il laissez-faire dell’Europa intera che, anzi, aveva plaudito all’operazione Maidan- di 48 morti. Forse furono di più.
Ecco perché le Repubbliche Popolari hanno accolto i russi come liberatori e le genti della Novorossiya sono pronte ad andare a mani nude contro i nazisti. Per evitare che ci sia un’altra Odessa.
Perché i morti ci sono ancora. Il Donbass non ha ancora finito di sgranare il rosario dei propri caduti.
Ma è ancora lì. In guerra ma libero. Come una colomba, a dispetto di tutto, continua a librarsi al di sopra di chi lo vorrebbe in gabbia.
il Nastro di San Giorgio rende onore a chi è caduto per liberare i popoli dal Mostro.
Oggi come ieri.
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